L'11 e 12 luglio si terrà a Vilnius, in Lituania, il prossimo vertice Nato che, ovviamente, sarà in gran parte dedicato a sostenere i membri dell'Alleanza in Ucraina, nonché a modernizzare e rafforzare la posizione difensiva contro la minaccia russa. Se, nei vertici precedenti, gli Stati Uniti e i Paesi dell'Europa occidentale avevano soprattutto voce in capitolo, gli europei dell'est, oggi, sono in una posizione di forza, in particolare per il loro ruolo chiave nel controllo diretto della Russia , ma anche dal sostegno fornito finora all'Ucraina. Tra questi, la Polonia si fa non solo portavoce, ma ormai rappresentativa giocando alla pari con le nazioni europee più dotate come Germania, Gran Bretagna o Francia, frutto di uno sforzo senza precedenti e senza pari per dotarsi di una strumento di difesa in grado di contenere la minaccia russa.
In un'intervista rilasciata al sito Defence24.pl, l'ormai noto ministro della Difesa polacco Mariusz Błaszczak, ha precisato le ambizioni che Varsavia intende portare avanti durante questo vertice, così da rispondere all'evoluzione della minaccia. Sebbene la maggior parte dell'intervista riguardi le misure prese in Polonia per rafforzare gli eserciti, sia in termini di acquisizione di attrezzature, partenariati industriali, ma anche reclutamento e aumento del potere della riserva, il ministro ha anche presentato due misure che intende proporre al vertice: portare la soglia minima per gli investimenti della difesa al 2,5% del PIL contro il 2% di oggi, e soprattutto ottenere dall'Unione Europea che non conteggi, almeno per un certo periodo, le spese per la difesa dal calcolo della il disavanzo pubblico dei paesi membri.

A sostegno di queste misure, e contrariamente ad esempio all'atteggiamento francese da anni sostanzialmente dichiarativo, la Polonia intende portare il proprio esempio, il Paese essendosi impegnata a portare il proprio bilancio al 4% del Pil, il più importante sforzo di difesa dell'alleanza, con un livello che non si raggiungeva dai tempi della guerra fredda. Ma Varsavia è perfettamente consapevole che la propria situazione economica, con un debito inferiore al 50% del Pil, le consente certe latitudini inaccessibili a molti altri Paesi europei il cui debito è più che doppio, in particolare dopo la crisi del Covid.
Inoltre, il Paese utilizza ancora lo Zloty come moneta nazionale, e si trova, infatti, meno influenzato dai vincoli europei in termini di rispetto dei deficit, avendo nel 2022 un deficit pubblico di 26 miliardi di dollari pari al 3,5% del suo PIL e soprattutto all'incirca lo stesso importo dei suoi investimenti per la difesa (22,3 miliardi di dollari). Varsavia, infatti, qui naturalmente sta chiedendo una sua parrocchia, visto che per entrare nell'Eurozona il Paese deve rispettare i criteri di Maastricht e quindi un deficit pubblico inferiore al 3%. Ma non c'è dubbio che queste due proposte potrebbero piacere a molte cancellerie europee, ben oltre i soli paesi dell'Est Europa.

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