La US Air Force non vuole riprodurre gli errori del programma F-35 con il programma NGAD

In un'intervista rilasciata a CBS news, l'ex capo negoziatore dei programmi di armamento del Pentagono ed ex vicepresidente della Raytheon, Shay Assad, fa un'osservazione al vetriolo sulle pratiche di fatturazione applicate dai colossi dell'industria della difesa americana. Secondo lui, a seguito della riorganizzazione industriale del 1993 che ha permesso di fondere le cinquanta maggiori aziende della Base industriale e tecnologica americana della difesa o BITD, in 5 grandi gruppi che oggi si rivelano essere le 5 più grandi aziende globali in questo campo (nell'ordine Lockheed-Martin, Raytheon, Boeing, Northrop Grumman e General Dynamics), il Pentagono ha creato una situazione di monopolio per ciascuna delle apparecchiature prodotte, portando a un'esplosione dei prezzi praticati da queste società.

Così, secondo Shay Assad, nel 1990 un missile Stinger costò all'esercito americano 25.000 dollari, mentre Raytheon ora addebita 400.000 dollari per missile. Anche tenendo conto dell'inflazione e dei progressi tecnologici tra le versioni missilistiche, il prezzo è stato moltiplicato per 7. Un altro esempio citato in riferimento dall'uomo che ora si definisce "il peggior nemico dell'industria della difesa statunitense", un distributore di olio acquistato fino a poco tempo fa da La NASA a $ 378 per unità, viene venduta al Pentagono per $ 10.000 dal suo produttore. Per quanto riguarda il missile Patriot nelle cronache, ha visto salire alle stelle il suo prezzo che, secondo Shay Assad, l'esercito americano avrebbe dovuto ricevere l'equivalente di un anno di produzione missilistica per compensare semplicemente le discrepanze dei prezzi ingiustificati praticati da Raytheon.

I missili Stinger inviati dall'esercito americano in Ucraina nel 25 erano costati $ 1990. Sono stati sostituiti da missili dello stesso tipo che ora vengono fatturati a $ 400 per unità

Le ragioni di questi derivati ​​sono molteplici, in particolare la pressione legata alla gestione del mercato azionario che porta le società a puntare a risultati ea una redistribuzione spettacolare. Pertanto, secondo Assad, i margini contrattualmente negoziati tra lo Stato e l'industria della difesa sono compresi tra il 10 e il 12% della dotazione di bilancio, ma spesso raggiungono, di fatto, il 40% di questa dotazione. Un altro motivo non è altro che la forte posizione dei produttori conferita dai monopoli creati dalla riorganizzazione del 1993, ma anche da un certo abbandono della supervisione dei contratti e delle loro negoziazioni, avendo il Pentagono dimezzato il personale a ciò dedicato in 2 anni. In effetti, alcuni produttori si sono persino specializzati nell'individuare aziende che detengono il monopolio su determinate apparecchiature, compresi i pezzi di ricambio, per riacquistarle e realizzare enormi profitti aumentandone i prezzi.

Se Shay Assad non fa, si sospetta, una stampa particolarmente buona al Pentagono, tanto più che l'industria della difesa statunitense è diventata negli anni lo sbocco privilegiato degli ufficiali generali a fine carriera, proprio quelli che si aggirano nei corridoi della Generale di Stato Maggiore, la sua osservazione è nondimeno pertinente e ben argomentata. E l'ultima dichiarazione di Franck Kendall, il segretario americano dell'aeronautica, tende a dargli ragione. Per il Ministro, infatti, è fuori discussione riprodurre nel programma NGAD che mira a progettare la sostituzione dell'F-22 entro il 2030, ilGli stessi errori che oggi ostacolano il programma F-35, riferendosi alla posizione di forza straordinaria data a Lockheed-Martin per via contrattuale intorno a questo programma.

Tutti i dati prodotti dall'F-35, negli Stati Uniti così come per l'esportazione, appartengono contrattualmente a Lockheed-Martin, che detiene anche l'esclusiva di manutenzione e sviluppo del velivolo.

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