Dalla sua presentazione al Consiglio dei ministri, il 4 aprile, molte cose sono state dette o scritte la futura legge sulla programmazione militare. Se i membri della maggioranza presidenziale lo vedono giustamente come uno sforzo senza precedenti a favore degli eserciti, i loro avversari il più delle volte ne sottolineano le manchevolezze e le mancanze, di fronte ai rapidi mutamenti del contesto internazionale, il che è altrettanto giustificato. Il fatto, oggettivamente, se lo sforzo di bilancio concesso dal governo è indiscutibile, non è però sufficiente a restituire agli eserciti profondamente penalizzati da 25 anni di sottoinvestimenti, i mezzi che sarebbero loro necessari per dare all'esecutivo la capacità di "Scegliere le nostre guerre e vincerle", per usare la famosa massima del generale de Gaulle. Al di là del contesto che obbliga i 3 eserciti a dover modernizzare e ricostituire contemporaneamente molte più capacità di quanto dovrebbero in 7 anni di tempo in condizioni normali, l'inflazione e gli sconvolgimenti geopolitici agiscono come fattori che erodono in modo significativo la realtà dello sforzo di bilancio promesso, portandoli a tangente il formato definito nel Libro bianco del 2013 (225 aerei da combattimento, 200 carri armati, 15 fregate, ecc.) mentre il contesto internazionale era fuori misura con oggi.
Se non c'è dubbio che l'esecutivo sarà soddisfatto della sua LPM, il voto della Legge in parlamento sarà molto diverso da quello che fu nel 2018 per la LPM 2019-2025. Infatti, non solo la maggioranza presidenziale non ha più una maggioranza legislativa assoluta per garantirne l'adozione, ma l'uso intensivo dell'articolo 49.3 della costituzione nel contesto del bilancio vieta l'uso di questo meccanismo per il LPM che sarà discusso a giugno con ogni probabilità. Parlamentari, deputati e senatori hanno, infatti, oggi un potere emendamento molto maggiore rispetto al 2018, per dotare finalmente le forze armate dei mezzi necessari al raggiungimento dei propri obiettivi, in particolare liberando risorse per l'acquisizione di mezzi di difesa attrezzature oltre a quelle previste dal disegno di legge odierno.
Tuttavia, affinché un simile emendamento possa vedere la luce, e soprattutto essere adottato, deve ancora rispettare contemporaneamente diversi imperativi. Per gli eserciti da un lato, questi non possono essere destabilizzati dalla messa in discussione delle acquisizioni di mezzi già previste dalla LPM 2024-2030. Inoltre, e questo va da sé (ma tanto meglio dirlo), è necessario affidarsi a validi meccanismi legislativi, in modo da vigilare rigorosamente sull'esecuzione dell'emendamento. Soprattutto, è essenziale che i meccanismi di acquisizione presentati abbiano risorse che non aumentino il debito sovrano, né ostacolino gli sforzi intrapresi per ridurre i deficit di bilancio secondo le aspettative delle autorità europee. In sintesi, ogni emendamento per essere adottato deve avere proprie fonti di finanziamento, messe a disposizione degli eserciti sotto forma di entrate straordinarie per aumentare la loro capacità immediata di investire in nuovi equipaggiamenti. Ma dove trovare tali risorse di bilancio?
Il resto di questo articolo è riservato agli abbonati -
Gli articoli ad accesso completo sono accessibili nella sezione "Articoli gratuiti". Gli articoli Flash sono aperti nella versione completa per 48 ore. Gli abbonati hanno accesso completo agli articoli di analisi e riepilogo. Gli articoli in Archivio (più vecchi di due anni) sono riservati agli abbonati Premium.
- 15% sul tuo abbonamento Classic o Premium (mensile o annuale) con il codice Ritorno a casa23
Solo fino al 30 settembre!