Il 1 marzo 2018, durante un discorso televisivo nell'ambito della campagna elettorale presidenziale, il presidente Vladimir Putin ha annunciato pubblicamente l'imminente arrivo, all'interno delle forze armate russe, di 6 nuove armi che porteranno il mondo, e gli occidentali in particolare, a "ascolta di nuovo la Russia", nelle sue parole. Oltre alle armi ipersoniche Kinzhal e Avangard e al nuovo missile balistico intercontinentale Sarmat, ormai tutti noti, il presidente russo ha presentato un missile da crociera "a propulsione nucleare", il 9M730 Burevestnik, un laser antiaereo e spaziale designato Peresvet, nonché un'arma che, sin dalla sua presentazione, ha suscitato numerosi commenti, il siluro drone pesante a propulsione nucleare Status 6, designato successivamente in Russia con un altro nome, il Poseidon, a seguito di una consultazione nazionale che ne evidenzia la principale dimensione, vale a dire convincere la gente a parlarne.
La presentazione pubblica del Poseidone da parte di Vladimir Putin non è stata però, in senso stretto, una scoperta in Occidente. In effetti, il programma era stato monitorato per molti anni dai servizi segreti occidentali, designato poi dalla CIA con il nome in codice Kanyon. Inoltre, nel 2015, il sito di notizie Rosskaijia gazeta, ha pubblicato un articolo a riguardo, presentando un nuovo siluro drone a propulsione nucleare, che gli conferisce una portata di oltre 10.000 km e una velocità massima di 100 nodi (180 km/h), permettendogli di aggirare le difese sonar nemiche e colpire un bersaglio. Questa "fuga di informazioni", che molti specialisti considerano intenzionale, ha poi spiegato che la carica nucleare trattenuta per il siluro era più un'arma radiologica che un'arma nucleare a causa dell'uso del Cobalto-59, caratterizzato da una contaminazione significativamente maggiore e più lunga , con un'emivita di 5 anni per il Cobalto-60, rispetto a quella risultante da altri tipi di isotopi, come l'oro o lo zinco. In altre parole, il siluro veniva presentato come un'arma destinata a contaminare un'area costiera di diverse decine di chilometri quadrati, oppure a penetrare le difese avversarie per giungere, ad esempio, a far detonare una carica nucleare in un porto militare.

La nozione dell'artefice dello Tsunami era, infatti, totalmente assente dalla comunicazione russa, anche durante la presentazione pubblica del 2018. I riferimenti a questa possibile capacità non vanno cercati in Russia ma in Occidente, e più precisamente all'inizio del 2017 nei tabloid britannici affezionati a questo tipo di titolo accattivante. Questa speculazione è stata poi immediatamente respinta da diversi specialisti della materia., sostenendo che non solo la potenza necessaria per generare uno tsunami debole supererebbe i 100 Megatoni mentre la più potente bomba termonucleare mai costruita, la bomba Tzar sovietica del 1961, raggiungeva solo 54 Mt, e soprattutto che l'uso diun siluro dronizzato di questo tipo non ha apportato alcun valore aggiunto, anzi, rispetto ad armi strategiche più tradizionali, come i missili intercontinentali ICBM e SLBM. Anche l'ipotesi dell'arma radiologica a base di cobalto, avanzata da Russkajia Gazeta, è stata fatta a pezzi, mentre la stragrande maggioranza degli isotopi rilasciati in tale ipotesi si disperderebbe nell'oceano e non sulla costa. Purtroppo l'ipotesi del siluro capace di generare super-tsunami era troppo appetibile per la stampa occidentale, che ripeteva più e più volte questa ipotesi poco plausibile, al punto che, pochi mesi dopo, fu la volta di Propaganda russa per annunciare che il Poseidon trasportava un carico di 100 Mt in grado di generare un'onda di "diverse centinaia di metri".
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