Nel 2018, Atene ha annunciato l'ordine di 84 kit di modernizzazione per portare parte del suo F-16 C/D Block 52 allo standard Block 72, in modo da migliorare le capacità deterrenti greche contro l'ascesa delle forze aeree e della contraerea turca. Il contratto, del valore di 1,6 miliardi di dollari, prevedeva l'assemblaggio dei nuovi dispositivi in Grecia da parte di HAI e la consegna di tutti i componenti da parte degli Stati Uniti, come il radar AESA AN/APG-80, una nuova suite per la guerra elettronica e un nuovo IRST (InfraRed Search and Track), che offre a questi cacciatori acquisiti negli anni '90, nuove capacità perfettamente moderne. Quello che è meno noto è che, contestualmente a questo contratto, il Pentagono ha concesso ad Atene un aiuto al bilancio militare di 650 milioni di dollari, in modo da facilitare il finanziamento del programma. Questa strategia di sponsorizzazione delle esportazioni di attrezzature per la difesa è spesso utilizzata dagli Stati Uniti, che dedicano ogni anno dai 4 ai 5 miliardi di dollari per aiutare i paesi alleati a modernizzare le loro attrezzature per la difesa, ma anche da altri paesi, come Russia, Cina e Turchia, in particolare nei paesi africani .
In Europa, e più in particolare in Francia, tale processo è stato abbandonato da tempo, nella dinamica del dopo Guerra Fredda poco incline a sostenere le esportazioni di difesa, cioè più verso certi Paesi africani che non brillavano per rispetto umano diritti e precetti democratici. Da allora, la situazione geopolitica e di sicurezza si è notevolmente evoluta, mentre molti paesi alleati, anche in Europa, stanno lottando per completare il finanziamento di alcuni dei loro programmi di equipaggiamento e la geopolitica del mercato degli armamenti è in pieno sconvolgimento con l'emergere di nuovi player che offrono attrezzature efficienti ed economiche, come sa fare la Corea del Sud, Turchia, Israele e Cina, talvolta accompagnate da condizioni molto allettanti in termini di finanziamento, produzione locale e trasferimento tecnologico. In questo contesto, la Francia può anche implementare un tale sistema per sostenere le sue esportazioni di difesa industriale? Per rispondere a questa domanda, è essenziale studiare diversi aspetti, come la sostenibilità di bilancio, l'applicabilità politica e giuridica, e valutare i benefici industriali e politici per Parigi.

L'aspetto di bilancio è ovviamente il fattore più determinante, poiché è per sua natura controintuitivo. Sembra infatti assurdo sostenere le esportazioni di materiale per la difesa destinate proprio ad alimentare le dinamiche industriali a vantaggio degli eserciti, con crediti pubblici che potrebbero benissimo essere diretti direttamente agli eserciti. Tuttavia, quando entriamo nel dettaglio di un tale sistema applicato, ad esempio, da Washington, sembra che questi aspetti siano molto più equilibrati di quanto sembri. Negli Stati Uniti, infatti, per le specificità fiscali e sociali del Paese, il ritorno di bilancio per le finanze pubbliche (federali e statali) di un investimento nell'industria della difesa, destinato o meno all'export, ammonta al 35% del le somme investite. Tuttavia, il 35% è proprio l'importo retroceduto dal Pentagono ad Atene in base al contratto dell'F-16V greco. In altre parole, si tratta, per Washington, di un'operazione "bianca" dal punto di vista di bilancio, su scala nazionale.
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