I rapporti tra Stati Uniti e Turchia sono stati, negli ultimi anni, più tesi, e venati da un gioco di poker bugiardo in cui il presidente Erdogan sembra giocare con un certo gusto sulla scena internazionale. Ma dall'entrata in servizio dei sistemi antiaerei a lungo raggio S-400 acquisiti dalla Russia, la posizione del presidente turco è diventata notevolmente più complessa con la sanzione da parte di Washington di ciò che a volte viene presentato, così discutibile, come "la seconda armata", privando Ankara di alcune tecnologie chiave per i propri programmi di difesa, come il carro Altay e l'elicottero T129. Peggio ancora, ciò ha portato all'esclusione del Paese dal programma F-35 e alla cancellazione dell'ordine di 100 velivoli che avrebbero costituito una componente decisiva nel progresso dello strumento militare turco. Da allora, le autorità del Paese hanno cercato, invano, di fare l'opposizione di blocco, a volte in avvicinandosi a Mosca per suggerire un imminente ordine per i caccia Su-35 e anche Su-57 e una collaborazione con l'industria della difesa russa, altre volte tentando aperture più o meno forti verso Washington, in particolare quando Donald Trump era ancora alla Casa Bianca.
La situazione non è molto più chiara da parte degli Stati Uniti, che hanno brandito carota e bastone contro la Turchia in modo casuale e inefficace, minacciando sanzioni crescenti. se Ankara dovesse, ad esempio, ordinare nuove batterie di S-400, pur continuando a dipendere dall'industria turca per alcune parti del programma F-35, dal quale è stata essa stessa ufficialmente esclusa, e concedendo esenzioni per alcune esportazioni di attrezzature per la difesa, al fine di consentire ad Ankara di preservare i propri contratti di esportazione. Inoltre, gli Stati Uniti non si sono ancora pronunciati sugli 1,4 miliardi di dollari già pagati dalla Turchia nell'ambito del programma F-35, per velivoli che non ha ricevuto e che probabilmente non riceverà mai.

È in questo contesto più che opaco che il presidente Erdogan ha annunciato, durante un'intervista rilasciata questa domenica, che gli Stati Uniti avevano accettato di vendere nuovi F-16 alla Turchia, in cambio degli stessi 1,4 miliardi di dollari già pagati da Ankara, senza però fornire maggiori precisazioni su un possibile orario, né sul numero e la tipologia degli aeromobili interessati. Pochi giorni prima le autorità turche avevano annunciato di aver richiesto, nell'ambito delle Foreign Military Sales, il programma del Pentagono per la vendita di armi standardizzate, di acquisire 40 nuovi F-16 al Block 70/72 standard Viper, come oltre a 80 kit di modernizzazione per aggiornare parte della propria flotta di F-16 a questo standard. Tuttavia, dobbiamo stare molto attenti al merito da dare a queste affermazioni.
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