Ieri, lunedì 26 ottobre, le forze aeree russe con base in Siria hanno colpito duramente, secondo quanto riportato diverse fonti concomitanti, basi di addestramento e forze ribelli sostenute da Ankara nel nord della Siria, uccidendo almeno 56 ribelli e ferendone più di XNUMX. Questi scioperi avrebbe, secondo fonti vicine al potere turco e riportate da il collettivo russo Wargonzo, ha irritato il presidente Erdogan, che avrebbe ordinato l'invio di forze speciali e truppe al confine con l'Armenia, al fine di svolgere azioni militari direttamente nel paese come rappresaglia.
Gli scioperi russi contro le forze vicine ad Ankara costituiscono senza dubbio uno spostamento nelle tensioni tra Turchia e Russia, che fino ad ora ha cercato di ignorare, in Siria, le tensioni che oppongono i due Paesi in altri teatri, come in Libia e Nagorno-Karabakh. Infatti, fino ad ora, l'aviazione russa si è preoccupata di ridurre al minimo gli attacchi contro le forze jihadiste sostenute e addestrate da Ankara, dal momento che il cessate il fuoco stabilito tra Ankara e Damasco nel marzo di quest'anno. Nulla dunque prefigurava, visti dall'esterno, attacchi così massicci e omicidi di Mosca contro gli ausiliari siriani della Turchia, almeno sul fronte siriano.

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