Con l'arrivo alla Casa Bianca del presidente Donald Trump, il Dipartimento di Stato, incaricato degli affari esteri, ha cambiato radicalmente la sua strategia negoziale sulle principali questioni internazionali, passando da un atteggiamento fermo ma capace di compromessi a posizioni basate sui rapporti di forza. In soli 4 anni, l'amministrazione Trump è riuscita a porre fine al Trattato INF vietando la progettazione e la proprietà di sistemi balistici e da crociera a corto e medio raggio con la Russia, a ritirarsi dal trattato Open Sky permettendo di condurre voli di ispezione su paesi firmatari, ma anche per ritirare gli Stati Uniti dai maggiori organismi internazionali come l'Organizzazione mondiale della sanità o l'Unesco.
Tuttavia, a pochi giorni dalle elezioni presidenziali, questa strategia, che dovrebbe promuovere soprattutto gli interessi degli Stati Uniti, si ritorce chiaramente contro il suo stratega, con due questioni che riescono a unire l'intera comunità internazionale contro le posizioni americane, e che creano situazioni di grande complessità geopolitica, in questo caso la fine del trattato Nuovo START che limita il numero di armi e vettori nucleari detenuti da Stati Uniti e Russia, nonché l'embargo delle Nazioni Unite su la vendita di armi all'Iran.

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