Durante la Guerra Fredda, entrambe le parti avevano missili e bombe con cariche nucleari a bassa potenza, destinati all'uso non contro città o infrastrutture industriali opposte, ma contro forze militari. Abbiamo poi parlato di armi nucleari tattiche. La dottrina dell'epoca voleva che fosse possibile fare uso di queste armi, senza superare la soglia che innescava il fuoco strategico, ovvero l'eliminazione reciproca degli avversari con missili balistici intercontinentali che implementavano cariche nucleari strategiche di più centinaia di chilogrammi.
Già all'epoca si erano levate molte voci contro tali scenari, giudicando che fosse impossibile prevedere la reazione dell'avversario di fronte al fuoco nucleare, anche tattico, se avesse anche armi nucleari. Di recente, questi sono Ricercatori di Princeton che hanno evidenziato nelle simulazioni che l'uso di armi nucleari tattiche molto probabilmente si tradurrebbe in un'escalation strategica. Certo, queste teorie sono spesso criticate, con più o meno oggettività. Ma resta il fatto che varcare la soglia nucleare, tattica o no, apre un campo di possibilità completamente sconosciuto, perché non può essere basato su nessuno studio statistico e le cui conseguenze potrebbero essere, per inciso, catastrofiche.
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